La questione della riconversione del patrimonio termale e la prosecuzione dell’opera di risanamento dai debiti della società sono rese ancora più urgenti dalla candidatura all’ingresso nell’UNESCO, giunta alla fase finale. Ci siamo opposti alla vendita delle quote di maggioranza di Terme di Montecatini che appartengono alla Regione. La vendita delle azioni regionali avrebbe significato anche la perdita (per la quota parte regionale) di tutto il patrimonio termale che rappresenta al tempo stesso storia e futuro della nostra città.
La vendita delle azioni avrebbe fortemente esposto la città al rischio di speculazioni immobiliari, facendo passare di punto in bianco la proprietà dei beni termali a quelli che sarebbero stati i vincitori di una vera e propria asta. La città non avrebbe avuto alcuna possibilità di giudicare piani industriali di sviluppo vincolanti per l'aggiudicatario. Non vi sarebbero state garanzie sulla manutenzione degli immobili e sull’uso a cui i medesimi potevano essere sottoposti. Viepiù i proventi dell’asta relativa alle quote appartenenti alla Regione per il 67%, per una cifra tra gli 8 e i 18 milioni, sarebbero rimasti nelle casse regionali.
Siamo consapevoli che vada continuata l’opera di risanamento della società e che determinati immobili che noi definiamo non strategici debbano essere alienati. Riteniamo tuttavia che la via maestra sia quella di processi di privatizzazione dei rami di azienda coordinati dall’interno della società. Il primo concreto passo in questa direzione è il tentativo per la locazione di lunga durata delle Leopoldine, con lavori a carico del gestore e a scomputo dal canone. Con lo stesso metodo, siamo convinti che si possa procedere per gli impianti che, insieme alle Leopoldine, potrebbero creare una vera e propria cittadella del benessere termale (Excelsior, Grocco, Tamerici). Così come per la Torretta e la Salute, che ha recentemente riaperto con una gestione triennale, anche per la parte idropinica classica al Tettuccio e sanitaria-termale alle Redi, sono necessari investimenti immediati per migliorare i servizi (come ad esempio i lavori per il restauro dei bagni al Tettuccio), nonché modelli gestionali che richiedono partnership con soggetti privati e comunque l’immediato inserimento di professionalità gestionali in grado di migliorare l’offerta. Questo modello potrebbe, a nostro avviso, da un lato evitare la vendita degli immobili strategici, e dall’altro consentire alla società di affrontare un piano di rientro dal debito, coordinando e controllando gli investimenti privati e favorendo così la rigenerazione del patrimonio dando altresì forte impulso all'economia cittadina. In ogni caso, qualora essenziali per avviare gli investimenti privati, eventuali processi di vendita dovranno essere mirati, funzionali alle necessità dell’economia cittadina e concordati con soggetti referenziati e solidi.
Qualcuno parla di “spezzatino”, noi crediamo invece che una pluralità di soggetti che agiscono in settori diversi e complementari, nell'ambito di una visione di sistema, sia una strategia mai attuata prima, sostenibile e realizzabile.
Visualizza il nostro programma completo
