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Montecatini Terme: una grande città, un destino grande.

Essere di Montecatini Terme è un privilegio, quasi un destino: chi se ne allontana non può farlo a lungo, chi la scopre vuole tornarci, chi la ama lo fa per tutta la vita. Abbiamo riflettuto spesso con tanti concittadini e operatori economici sul perché Montecatini Terme sia in grado di generare sentimenti così forti e tutti noi siamo convinti che questo abbia a che fare con il fatto che questa città ti cura e lo fa con tutta se stessa. Una semplice lettura urbanistica, anche superficiale, regala la visione chiara di una città completamente incentrata sulla sua funzione di stazione termale di benessere e salute: uno sviluppo urbanistico promosso dal nostro fondatore Pietro Leopoldo nella seconda metà del Settecento, che serve a comprendere bene Montecatini Terme e a sapere subito da quale parte si debba stare.

Che il mondo e la società siano cambiati è chiaro e lo è ancora di più per una città che dagli anni novanta ha subito l’abbandono, la fuga dello Stato dal termalismo con la cessione del patrimonio termale agli enti territoriali, atto che ha decretato la fine dell’industria termale pubblica e soprattutto, la fine degli investimenti una volta garantiti da ben tre ministeri. Dalla fine dell’epoca del termalismo di Stato, dopo oltre due secoli di certezze (seppur con alterne vicende), la città è caduta in una dura e lunga crisi identitaria, economica e sociale, alimentata certamente da molteplici fattori anche esterni ma anche da scelte strategiche sbagliate come quelle di un mal regolato sviluppo urbanistico e quelle sul vasto patrimonio termale, che hanno prodotto ipoteche sui nostri beni e debiti. Questa crisi, che coincide con l’avvento della globalizzazione e con la riduzione delle possibilità di intervento del settore pubblico, ha generato importanti questioni legate ai temi del reddito, della fruibilità dello spazio urbano, del controllo sociale, della sicurezza connessa all’immigrazione e del decoro. In sintesi esiste, soprattutto in alcune zone della città, una forte domanda da parte dei residenti di garantire maggiormente il diritto alla città, il diritto a viverla con la serenità di abitare in luogo dove tutti rispettano le regole e contribuiscono alla qualità della vita urbana.

Questa città ha però un destino scritto nel suo nome, che è quello di essere cura per la persona, per il suo animo e per il suo benessere fisico: tutta insieme la città concorre a questa sua peculiarità e la sua forma segue la sua funzione. Ogni espressione della città, a partire da chi la abita, deve essere quindi coerente con questa sua straordinaria e storica funzione, ed è intorno a questa funzione che ogni aspetto del suo sviluppo deve essere incentrato: lo sviluppo turistico e commerciale, come lo sviluppo urbanistico e quello culturale, lo sviluppo del verde e lo sviluppo della sua vivibilità in generale. La condizione essenziale di qualsiasi progettazione per noi è questa, un pallino, una visione che non ci abbandona e che va realizzata con serietà, coraggio e creatività.  Serietà perché l’azienda terme è afflitta da bisogni decennali, in costante evoluzione, è un luogo di lavoro da preservare ed è essa stessa foriera di lavoro esterno. Serietà perché soluzioni estemporanee non fanno parte di una visione di lungo termine, ed hanno il grande rischio di renderci servi a casa nostra. Serietà perché la volontà della città è sacra, la città si è espressa definendo le proprie terme strategiche, in maniera insindacabile e lo sono anche per noi, da sempre ne siamo convinti, anche a costo di scontri con soci, enti e banche, ma questo sono le nostre terme. Sono strategiche, e lo devono essere sempre di più. Ma serve anche coraggio nell’interpretare la valorizzazione della funzione strategica termale in un modo attuale e accessibile economicamente per il mercato di oggi, sapendo bene di cosa ha bisogno la città e cosa chiede il mercato. Serve il coraggio di fare una sintesi reale tra decenni di grandi idee e poche strutture, e un futuro fatto di piccoli «oggi», e nessuna idea del domani.

Parole come «dismissione», «riconversione», con la serietà e con il coraggio dell’attaccamento alla città assumono tinte chiare, pulite, integrate in una progettualità più ampia: si cercano progetti che da un lato siano commercialmente validi, ma anche che rispondano a questa visione di città, che ha più che mai bisogno di acqua per curarsi, acqua per giocare, acqua e spazi per rilassarsi e che offre più di un milione di presenze qualificate già così com’è. Solo chi è ingenuo o chi è in malafede può non rendersi conto dell’appeal concreto che alcuni elementi della città hanno sul mercato del benessere, in costante crescita negli ultimi vent’anni in tutto il pianeta, tanto da costituire un punto di osservazione speciale per le borse del mondo.

Servono quindi progetti che rispondano alle esigenze della città e che la valorizzino, non che la rendano serva inutile del passato. Serve coraggio per dire che è in questa visione di Montecatini Terme che dobbiamo credere, quando sarebbe semplice pensare in chiave di consumi rapidi e puntuali e badare alla realizzazione del poco di oggi, invece del molto di domani. Il coraggio che ci è bastato, da solo, per affrontare il viaggio dell’UNESCO, un incredibile viaggio tra i grandi luoghi della terra, un viaggio che ci vede protagonisti attesi e in compagnia di altre dieci città termali europee, simili alla nostra per la combinazione di eccezionali elementi architettonici, urbanistici e paesaggistici e un rapporto unico tra l’uomo e le fonti curative naturali. Ci siamo candidati ad essere un unico sito composto da città termali chiamato “Le Grandi terme d’Europa”. Lo abbiamo fatto partendo in primo luogo dal raccontare ai nostri figli nelle scuole la nostra storia plurisecolare di città termale, perché come dice la Convenzione firmata dai sette stati di appartenenza delle undici città, essi si impegnano a “identificare, proteggere, conservare, presentare e trasmettere” il patrimonio mondiale alle generazioni future.

La nostra sfida è culturale, perché è dalla conoscenza della storia della nostra città e della sua grandezza che possiamo assicurarle un destino grande.Ci si imbatte spesso, specie sui social network, in folte schiere di cercatori di soluzioni semplici a problemi difficili, soluzioni che non trovano, perché non esistono, a meno di semplificazioni grevi, e inutili. Pensiamo invece che occorra essere creativi nel trovare soluzioni, dove essere creativi significa essere capaci di scovare idee, ingegni, stimoli e passioni singolari, a beneficio di una più grande idea. 

Crediamo che si debba incoraggiare la ricerca urbanistica e tecnologica: le nuove tecniche, le nuove forme di energia e di conservazione sono il nostro futuro, e le vogliamo per la nostra città. Crediamo che si debbano recuperare competenze specifiche legate alla funzione termale: dalla capacità di conservare i luoghi alla capacità di donare nuova luce a spazi ed oggetti della nostra storia; dalla diffusa consapevolezza culturale alla capacità di racconto territoriale; dal coinvolgimento delle generazioni più giovani nelle scelte strategiche alla conservazione della memoria delle generazioni più mature, perché il senso di quel che è stato non si perda mai e sia il cardine del futuro. E’ dunque questo per noi il significato di creatività, ovvero non una sola grande idea calata dall’alto, ma il Genius loci, la capacità di far sintesi tra quello che siamo sempre stati e quello che dovremo essere, sempre e per sempre.

Dovremo essere la città che ti cura, che ti cura il corpo e lo spirito. Dovremo essere la città dove vuoi sempre tornare, perché è verde, bella, pulita e sicura. Dovremo essere la città dove tutti vogliono andare, perché è la città più bella del mondo.


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